09/11/10

Un gioiello bizantino nascosto: la splendida basilica dei SS. Pietro e Paolo a Casalvecchio siculo

Incuneata tra l'alveo del fiume Agrò e il monte S.Elia e contornata dalle verdi colline dei Peloritani, Casalvecchio siculo, piccolo comune a 20 km da Taormina, è una meta irrinunciabile per i viaggiatori curiosi e soprattutto per chi oltre all'esplorazione dei luoghi, ama intraprendere appassionanti viaggi a ritroso nel tempo.

La principale ragione che dovrebbe
spingervi fino a Casalvecchio siculo 
è quella di ammirare la splendida 
abbazia basiliana dedicata ai
 S.S Pietro e Paolo.
Per raggiungere l'antico borgo e il sito dove è ubicato tale antico cenobio, suggeriamo di percorrere la strada provinciale 19 che da S.Teresa Riva in provincia di Messina, conduce a Casalvecchio e proseguire poi oltre l'abitato per circa tre km, fino alla frazione di S.Pietro; qui  una strada asfaltata in forte pendenza ( fare attenzione d'inverno) vi condurrà proprio davanti al monumento.
Vi troverete davanti un edificio straordinario e unico, dove si amalgamano in maniera mirabile vari stili architettonici: lo stile bizantino caratteristico di questi antichi cenobi, quello arabo-islamico e quello normanno.
Ovviamente a stupirvi non saranno solo le due verdi cupole ( in origine erano quattro) che sembreranno apparirvi quasi per magia giungendo dall'alto e avvicinandovi al monumento, ma anche il contesto paesaggistico che lo circonda e che accresce la  suggestione del luogo. In ogni periodo dell'anno i colori e i profumi della natura circostante vi offriranno sensazioni a dir poco ammalianti, soprattutto se non siete avvezzi a questo genere di spettacoli.
L'antico cenobio è immerso tra giardini di aranci e pale di fichi d'India che sembrano fare a gara con i loro frutti per competere con la spettacolare policromia dell'abbazia dei SS. Pietro e Paolo. Il gusto e l'estro del capomastro e dei precedenti costruttori hanno saputo collocare sapientemente soprattutto nella facciata, mattoni in cotto, pomici levigate, conci di tufo e pietra lavica etnea, calcari bianchi e rosati, marmo rosa di Taormina, cubetti di duro basalto, lucenti ciottoli di fiume; la chiara pietra arenaria è stata impiegata invece per finestre e mura perimetrali.
Dai documenti e studi risulta che la costruzione originaria dell'abbazia risalirebbe approssimativamente al 560 d.C, benchè non si escluda la presenza nello stesso luogo di strutture cultuali più antiche.
La cupola vista dall'interno
Le strutture hanno attraversato nei secoli fasi di distruzione e ricostruzione, passando atttraverso le devastazioni dell'invasione saracena, i danni causati  dal terremoto del 1169 (limitati tuttavia o esclusi da recenti studi geomorfologici).
In un diploma pervenutoci dall'epoca  della dominazione  Normanna, possiamo leggere che il Re di Sicilia Ruggero II accoglieva nel 1117 la richiesta del monaco Gerasimo, finanziando la ricostruzione dell'antica basilica e concedendo ampi poteri e privilegi sulla gestione del territorio come si legge nella seguente trascrizione:
"… al detto Monastero viene incorporato il villaggio di Agrilla posto entro il predetto confine con tutti gli uomini abitanti in esso, affinché facciano i servizi necessari al Monastero, vale a dire 24 giornate lavorative per la mietitura di qualunque cosa, 12 giorni per fecondare e seminare con l’aiuto dei buoi, donare due galline nelle festività della Nascita del Cristo e di Pasqua, pagare la decima di tutte le capre e dei maiali, essere giudicati e condannati sotto il dominio degli Abati del Monastero che hanno il potere cadendo in fallo, di legare e fustigare ed ammonire, riservando la pena dell’omicidio e dell’alto tradimento alla Curia della Maestà Nostra. Comandiamo ancora che il predetto Monastero abbia ogni anno dalla tonnara di Oliveti otto barili di tonnina e abbia una barca libera da ogni imposta e pagamento in tutti i porti della Sicilia per tutto ciò che viene trasportato a favore del Monastero. Inoltre vogliamo che gli animali di quello stesso Monastero siano esenti e liberi di pascolare in tutto il territorio di Taormina e di Troina. In più doniamo la chiesa di San Teodoro ubicata e posta nel territorio di Taormina, ed ancora una località nel territorio di Gaggi, presso il fiume Alcantara, in modo che il Monastero possa costruire un mulino ed avere il possesso dell’acqua dello stesso fiume, sempre fuori da alcun impedimento. …
Dalla lettura dell'iscrizione in caratteri greco-bizantini posta sulla lunetta dell'architrave del portale d'ingresso si deduce altresì  che la ricostruzione ed il rinnovamento dell'antico edificio furono effettuati nell'anno 6680 dal protomastro Gerardo il Franco, unico nome giunto fino a noi tra i tanti  architetti al servizio della corte normanna..Il committente dei lavori fu Teostericto di Taormina chiaramente di provenienza greca.A questo punto se qualcuno si sta chiedendo che anno era il 6680, sarà utile ricordare che i monaci basiliani utilizzavano il calendario bizantino che non partiva dalla nascita di Cristo ma dalla data della creazione del mondo  fissata al 1 settembre del 5509 a.C.; pertanto se sottraiamo quest'ultima data da quella summenzionata otteniamo che la ricostruzione dell'abbazia risale al 1172 .
Da quella data sono passati più di otto secoli e lo splendido edificio sembra ormai destinato a raggiungere intatto il millennio affinchè nuove generazioni di uomini possano ancora ricordare il passato di queste terre.
Sono numerose le notizie legate alla vita del cenobio, rammentiamo ad esempio che nel 1336 i dieci monaci rimasti lamentavano con i superiori la situazione di insalubrità del luogo causata dall'impaludamento del fiume e i miasmi causati dai residui della lavorazione del lino, pianta in quel tempo molto diffusa lungo la fiumara d'Agrò.
In un altro documento risalente al 1794 , viene concesso dall'Archimandrita di Messina il trasferimento in città delle attività del cenobio di SS. Pietro e Paolo,  e tale provvedimento viene controfirmato per approvazione dal Re Ferdinando IV .
Visitata l'abbazia potrete dedicare il resto del tempo a scoprire il borgo di Casalvecchio, passeggiando per le strette viuzze tipicamente arabe e sostare sul belvedere da dove è possibile ammirare un panorama a 360* che abbraccia tutta la costa ionica e la Calabria, Taormina e l'Etna.
Una visita merita anche la Chiesa in stile barocco dedicata a S.Onofrio Anacorota  risalente al XVII secolo. All'interno troverete un pregevole soffitto in legno, alcune originali e inconsuete statue lignee con personaggi dalle zampe caprine ma dal volto umano e la statua argentea del patrono realizzata dall'artista G.Aricò.Interessanti le decorazioni effettuate sulle vetrate e sulle pareti realizzate tra il 1943 e il 1945 da Tore Calabrò, lo stesso che disegnò la madonnina del porto di Messina.
Di un certo interesse anche la visita del museo parrocchiale etno antropologico dove sono raccolti reperti del passato e alcuni utensili che riportano ad antiche abilità isolane, allorquando in questi luoghi si lavorava la seta e il lino, creando manufatti preziosi che raggiungevano i mercati e le corti di tutta Europa.

Visitando i link seguenti si troveranno ulteriori informazioni e dettagli:
http://www.comune.casalvecchiosiculo.me.it/sspietropaolo.asp
Restauro di Casalvecchio siculo di Cinzia Nenci
http://www.iccd.beniculturali.it/medioevosiciliano/index.php?it/112/catalogo-generale/38/chiesa-dei-santi-pietro-e-paolo

autore: Rolando Profita

Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un commento o un aggiornamento su questo post