01/11/11

A Ragusa alla scoperta della grotta delle Trabacche e delle cave di asfalto di Streppenosa

Contro le minacce dei tuoni e del cielo ci possono salvare dimore sotterranee e grotte scavate in profondità
Questioni Naturali, Seneca libro VI, cap I

Il termine turismo deriva dal  francese "tour" che ben specifica l'azione di andare in giro di quei primi viaggiatori divenuti poi per merito di un pastore protestante di nome Thomas Cook , fondatore della prima agenzia di viaggio britannica, turisti organizzati a pieno titolo.
In ambito nazionale la figura di Luigi Vittorio Bertarelli fondatore nel 1894 del Touring Club Ciclistico Italiano che diverrà in seguito il Touring Club Italiano, diede forte impulso all'attività turistica e alla conoscenza del nostro paese attraverso le numerose guide dagli itinerari dettagliati.La prima guida di Sicilia venne pubblicata da Bertarelli nel 1919 che si avvalse delle descrizioni dell'archeologo Paolo Orsi.
Molto più complesso sarebbe invece l'analisi dell'espressione dialettale siciliana "firriari de ceca in meca"  che l'esilarante personaggio di Cicca Stonchiti nella commedia "I civitoti in pretura" di Martoglio, utilizza storpiandola in: firriari l'arca e la mecca che ancora oggi viene usata per indicare colui che va di qua e di là senza una meta precisa e spesso senza trovare quello per cui aveva intrapreso il viaggio.
Abbiamo deciso per motivi di spazio e leggibilità di rimandarvi a questo link del prof Salvatore.Trovato filologo catanese esperto di dialetti gallo italici,  dove troverete ampie informazioni sull'utilizzo di tale espressione non utilizzata solo in Sicilia.

Per scoprirne le origini e le varie implicazioni linguistiche e toponomastiche vi suggeriamo di rileggere il Don Chisciotte di Cervantes: nella versione originale spagnola troverete nel libro I al cap 18 Sancho Panza dire: ir de Ceca en Meca. Giovanni Meli  fece una traduzione in dialetto siciliano dell'opera di Cervantes ma le versioni presenti in Google book sono state purtroppo ritradotte in italiano poetico.
I curiosi potranno leggere la appassionante biografia del celebre scrittore spagnolo dove apprenderanno che il nobile condottiero iniziò a scivere la sua opera proprio in Sicilia durante il suo ricovero presso l'Ospedale Grande di Messina resosi necessario a causa delle ferite riportate durante la definitiva Battaglia di Lepanto contro le forze ottomane di Mehmet Ali Pasha.
Questa introduzione vale soprattuto per coloro che soprattutto in Sicilia amano girovagare o meglio firriari o furriari di qua e di là alla scoperta delle innumerevoli meraviglie dell'isola e che raramente ottengono incoraggiamenti alla scoperta del territorio da parte delle istituzioni locali e degli operatori turistici che avrebbero l'onere di intercettare i bisogni di questa categoria di viaggiatori interessati a qualcosa in più dei pacchetti preconfezionati. Ci piacerebbe che addetti ai lavori esprimessero il loro parere circa questa palese assoluta mancanza di coordinamento tra i soggetti che a diverso titolo offrono esperienze di turismo diciamo così alternativo, culturale e di scoperta.Attendiamo commenti.
In questo post vi parleremo di due luoghi poco noti ubicati nelle vicinanze di Ragusa, città  che la guida Lonely Planet definisce tranquilla, dignitosa, decadente e...completamente ignorata dai turisti, mentre la guida del Touring già nel lontano 1937 la definiva come una delle più pittoresche città d'Italia.
Qualcuno obietterà che la situazione nonostante il calo generalizzato delle presenze in Sicilia sia molto migliorata soprattutto per merito delle splendide scenografie utilizzate nelle vicende televisive del Commissario Montalbano ideate da Camilleri.Grazie a registi e scenografi in tanti inclusi i siciliani hanno scoperto panorami idilliaci, architetture barocche ignorate per anni e angoli suggestivi per lo più abbandonati ma ben catalogati da aziende specializzate nelle location cinematografiche (vedi Cinesicilia )
Uno di questi luoghi è proprio la Grotta delle Trabacche, termine siculo quest'ultimo che indica proprio un letto decorato con un baldacchino caratterizzante il sito funerario paleocristiano risalente al IV sec d.C che si trova a circa 5 km dal centro di  Ragusa in una località chiamata Contrada Buttino.
Il sito acquisì notorietà per merito delle descrizioni e le illustrazioni effettuate dal pittore Jean Houel che per oltre quattro anni girovagò per tutta l'isola trasferendo poi su carta parole e disegni delle sue scoperte, facendole così conoscere al mondo intero e stimolando da quel momento numerosi viaggiatori che ebbero il desiderio di scoprire quest'isola e soprattutto le sue meraviglie nascoste.
Houel descriveva la grotta delle trabacche come uno dei più pittoreschi e spettacolari ipogei cimiteriali , soprattutto a causa della presenza di due monumentali tombe a baldacchino che benchè non uniche in Sicilia sono tra quelle che ancora conservano le false colonne ( 8 e 9) collegate da arcatelle sorrette da capitelli ormai logorati che forse un tempo erano decorati da fini disegni geometrici bizantini.
Il pittore francese aveva già intuito quello che poi avrebbero ripetuto esperti archeologi come Paolo Orsi che parafrasando Houel ribadì che la particolare raffinatezza di tali tombe dette a tegurium indicava la posizione di preminenza dei personaggi in essi deposti che quindi dovevano avere una posizione elitaria nella comunità o essere personaggi di notevole importanza religiosa o forse martiri o presbiteri.
Negli ultimi anni la Grotta delle Trabacche per merito di una joint venture con lo Stato maltese, ricco anch'esso di catacombe e necropoli antiche , ha potuto essere ripulita per mezzo di fondi europei e varie attività sono state poste in essere per rendere tale sito fruibile a quel turismo culturale che non cerca solo mare e ristoranti tipici ma ricerca ancora quelle immagini di una Sicilia più antica ancora nascosta e che a fatica si disvela a chi non è preparato a firriari de Ceca in Meca vista la scarsa segnaletica relativa alle numerose necropoli e ipogei presenti in tutto il ragusano e l'assenza di informazioni adeguate per raggiungerle.
Ipogeo delle Trabacche , photo di Bruno Lipari 2011
Siamo costretti ad invitarvi a telefonare al Comune di Ragusa per chiedere maggiori informazioni sulla possibilità di effettuare la visita della grotta a causa di alcuni atti di vandalismo che hanno richiesto la necessità di porre un cancello che ovviamente ne impedisce la visita autonomamente come era stato fino all'estate scorsa.
Un'alternativa potrebbe essere quella di contattare l'azienda vinicola che produce un bianco Trebacche e che risulta essere proprietaria del terreno dove si trova la grotta e quindi si ritiene possa fornirvi tutte le indicazioni utili alla visita; questo il link dell'azienda agricola Valenti.
Un altro sito ubicato sempre nel ragusano risulta adatto a quei viaggiatori curiosi ignorati dalle statistiche sul  turismo e siamo certi che dovrebbe richiamare l'attenzione di chi  cerca  nuove esperienze, luoghi inusuali o coloro che amano esplorare aree naturali, raggiungere laghi silenziosi, fotografare fiori rari e anche miniere di zolfo e necropoli rupestri. Questi sicuramente coglieranno l'occasione di una visita guidata per ammirare una antica cava d'asfalto ubicata in una località dal nome curioso: Streppenosa.
Sicuramente popoli più antichi che hanno vissuto in abitazioni trogloditiche lungo le pareti delle cave scavate per millenni dai numerosi fiumi il cui nome viene da lontano (Tellaro,Ippari,Acate,Anapo..) hanno esplorato le spelonche e le numerose cavità misteriose presenti su questo tavolato calcareo  arido e non adatto alla vita di quei nuclei familiari ma questo non  ha impedito che esse ne traessero qualche vantaggio. Secondo noi il nome di Streppenosa è l'unione di due termini molto antichi che ripresi dagli arabi ha fatto ottenere lo stupefacente significato di "luogo dei bastoni di luce" che tradotto indica le antiche torcie fatte di fibre vegetali imbevute di pece.
Gli esperti vi spiegheranno come i termini di asfalto e bitume siano in parte intercambiabili benchè con il primo termine si indichi l'insieme di roccia calcarea e bitume.Tuttavia quello che qui ci interessa osservare è che questa cava ha rappresentato per tanti uomini un' occasione di progresso visto che i reperti archeologici ci confermano che anche prima che arrivassero le popolazioni elleniche si faceva uso delle rocce asfaltiche . Dal XVI secolo poi si iniziò a usare tale materia prima per creare statue e decorazioni ancora presenti nella cattedrale di S.Giorgio e S.Giovanni a Ragusa e nel Castello di Donnafugata.
Pochi sanno però che a Ragusa operavano già dall'ottocento aziende francesi e inglesi che favorirono la costruzione delle prime strade asfaltate a Parigi e a Londra utilizzando proprio la materia prima estratta da questa cava e qualche anziano ricorda ancora come si caricasse su carretti la roccia asfaltica assemblata in grandi riquadri neri e la si portasse sino al porto da cui raggiungeva le principali città europee.
Per ritornare indietro nel tempo e provare l'emozione di entrare nel cuore di una montagna calcarea dove al suo interno le pareti trasudano un nero liquido che ormai nessuno vuole, potete approfittare della visita guidata che si terrà il prossimo 6 Novembre con partenza alle ore 9,00 dal luogo di incontro di Piazza Libertà a Ragusa ( vedi i dettagli in questo link )
Per motivi di sicurezza occorre essere dotati di scarponcini da trekking e lampada portatile di lunga durata.
Occorre prenotarsi in anticipo e inviare un formulario precompilato alla seguente mail :
museo.ragusa.uo3@regione.sicilia.it
Se sarete tra i 50 fortunati che potranno per la prima volta entrare nella cava di Streppenosa , vi suggeriamo di fotografare le tante variazioni di colore delle pareti che vanno dal bianco del calcare all'ocra e al rosso bruno degli ossidi di ferro disciolti nelle acque che si insinuano tra le fenditure delle rocce e che per gravità cercano di raggiungere il punto più basso, creando per merito del carbonato di calcio iridescenti concrezioni, stalattiti e stalagmiti ma anche delle piccole sferette luccicanti che prendono il nome suggestivo di perle di grotta ma che l'esperto chiamerà nel suo linguaggio tecnico: pisoliti.
Se avete già visto altre grotte sicuramente vi stupiranno le stalattiti nere costituite da un rivestimento di solida pece.
Vedere il dipinto dell''Annunciata di Antonello da Messina può emozionare ma credo che trovarsi  davanti ad un lago nero iridescente con delle cascatelle che generano un ruscelletto di  pece fluida, non sia un panorama consueto ed è difficile quindi non meravigliarsi soprattutto pensando a quel lontano progenitore detto homo sapiens che molto probabilente entrò guardingo in questo antro e per caso o attraverso fortuiti eventi intuì che quel liquido nero poteva aiutarlo a guardare gli occhi dei suoi familiari anche nella notte e forse tenere a bada lupi e serpenti e combattere con vantaggio contro eventuali nemici. Nella stessa area molti sono stati i ritrovamenti attestanti l'attività mineraria dei cosiddetti " uomini della cultura castellucciana", che oltre a produrre utensili in basalto e usare la selce, realizzarono oggetti in terracotta dai disegni elaborati visibili nei musei di Siracusa e in quelli di altre cittadine del ragusano.
In questa cava entrò nel 1781 anche il famoso geologo Deodat de Dolomieu da cui deriva il nome delle nostre splendide Dolomiti; egli descrisse entusiasticamente le tante meraviglie di Sicilia e gli strani fenomeni di interesse geologico osservati, dalle maccalube ai vulcani delle isole Eolie. Nonostante fosse un grande scienziato finì ingloriosamente in un carcere a Messina per aver partecipato all'attacco dell'isola di Malta; per nostra fortuna il suo appassionante resoconto di viaggio è leggibile ancora oggi.

Buon divertimento !

Saremo grati a chi volesse inviarci qualche immagine suggestiva della visita alla cava di asfalto : ne riporteremo naturalmente il nome e l'eventuale copyright. (usare il guestbook per contattarci ).

autore:Rolando Profita

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