12/10/15

Himera: andare a Cefalù e rivivere i racconti di Diodoro siculo, ritornando al 480 a.C

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L'artista messinese Michele Panebianco il 6 aprile del 1847 vinse un concorso, indetto dal Municipio della sua città per la realizzazione di una decorazione per il sipario del teatro Santa Elisabetta oggi noto come Teatro Vittorio Emanuele di Messina. L'opera vincitrice, dal titolo "Gelone che accorda la pace ai vinti Cartaginesi a patto di non sacrificare vittime umane", traeva spunto da una delle vicende storiche di maggior rilievo della Sicilia antica.
Diodoro Siculo è quello che dedica maggiori descrizioni della battaglia di Himera del 480 a.C allorquando una coalizione di Sicelioti guidati da Gelone di Siracusa accorse in aiuto di Therone di Akragas, infliggendo una pesante sconfitta ai Cartaginesi capitanati da Amilcare proprio nei pressi delle mura  di Himera.
Gli sconfitti inviarono successivamente ambasciatori da Gelone per siglare gli accordi di pace che richiedevano, come ci rammenta Plutarco, anche la cessazione dei sacrifici umani al dio Saturno.
In effetti ai Cartaginesi venne richiesto un risarcimento di duemila talenti ma anche di costruire due templi uno presso Himera e un secondo a Siracusa. Inoltre venne richiesto loro di abbandonare i loro insediamenti siciliani; tale richiesta non avvenne certo rapidamente e solo dopo ripetute battaglie, accordi e trattati di pace, si arrivò alla rivincita e alla disfatta del 409 a.C che decretò la fine di Himera e la conquista punica di Selinunte e Agrigento. Trascorsero i secoli, infine i continui appelli di Catone il censore (delenda Carthago!) a distruggere Cartagine poterono cessare solo quando i Romani rasero definitivamente al suolo Cartagine nel 146 a.C.
Oggi percorrendo la statale 113 che da Cefalù porta a Termini Imerese, procedendo senza fretta si potrebbe scorgere guardando a destra poco dopo lo svincolo autostradale di Buonfornello, quello che resta di quel tempio, antico risarcimento di guerra. Con l'ausilio di google map, in basso vi ritroverete nel punto esatto dove dovreste fermarvi, e così vedere quel che resta del Tempio della Vittoria, nascosto a destra, mentre a lato della chiesetta potreste parcheggiare. Per visitare l'Antiquarium dovrete invece proseguire con l'auto da questo punto per altri 250 metri e imboccare, facendo attenzione ai veicoli provenienti in senso opposto, la strada in leggera salita posta sulla carreggiata di sinistra. In cima troverete altri parcheggi e una scala vi condurrà al'ingresso del museo.
Il biglietto costa 4 euro e vi occorrerà almeno un' ora per la visita e la comprensione dei numerosi reperti. Tornando all'esterno potrete osservare poi i resti delle mura di Himera fondata nel 648 a.C da popolazioni provenienti dalla colonia di Zancle, dove oggi si trova Messina. Questo nucleo era costituito, come ci dice Erodoto, da calcidesi, dori ed esuli siracusani; sappiamo che gli ecisti (dal termine greco oikistes= fondatore) che guidavano questo primo gruppo di migranti si chiamavano: Euclide, Sino e Sacone . Ancor oggi possiamo osservare quanto strategica fosse stata la scelta di questi uomini che sapevano bene quanto fosse indispensabile in un nuovo insediamento la presenza di un fiume copioso (l'Himera), di una costa vicina adatta ai commerci e di aree montuose da cui ricavare legna e alimenti ma dove trovare anche rifugio in caso di pericolo: non a caso nel Glauco di Eschilo si legge:...Himera dagli alti dirupi...;
Ninfa in una tetradramma da Himera
A questa orografia non mancava poi l'elemento mitico visto che le sorgenti calde ubicate al limite del territorio di Himera, dove poi sorse Thermae himerenses oggi nota come Termini Imerese, vengono legate al passaggio di Eracle. L'eroe simbolo della grecità, era di ritorno da Erice e secondo la narrazione di Diodoro incontrò delle ninfe che fecero scaturire per l'eroe tali sorgenti ristoratrici. La rappresentazione di una di queste ninfe, forse presa a modello da una giovane imerese, dimostra quanto importante fosse per i cittadini questa tradizione.



Il museo di Himera è dotato di numeroso personale, purtroppo male utilizzato, mancando ad oggi forme di comunicazione più adeguate ai tempi (non basta certo avere una pagina gratuita su facebook) e specialmente  più idonee ad attrarre l' interesse pubblico, ma soprattutto sembrano mancare programmi per intercettare una quota dei numerosi turisti che sempre più affollano i resort ubicati a poca distanza dal parco archeologico di Himera. Perché ci si chiede, gli outlet forniscono un servizio navetta gratuito e non potrebbe farlo anche un museo come quello di Himera, incrementando così l'esiguo numero di biglietti venduti e magari includendo il trasporto nel prezzo del biglietto. Perché non investire in una segnaletica adeguata e plurilingue e in campagne pubblicitarie a basso costo attraverso magari i tanti B & B, case vacanze e alberghi ubicati da Cefalù a Termini Imerese ? Perché non coinvolgere la scuola di lingue internazionale di Cefalù dove giovani svedesi, polacchi e russi interessati alla nostra lingua, potrebbero divenire motivo di diffusione dei tanti siti ignorati di Sicilia? Perché non chiedere aiuto ai produttori locali per delle serate gastro-archeologiche estive?
Parte della decorazione di un tempio ritrovata ad Himera
Comunque, giunti al museo verrete accolti con cordialità come è capitato a noi, ma un turista straniero che non conosca l' italiano avrebbe qualche difficoltà nella lettura dei pannelli esplicativi e delle didascalie dei reperti in mostra. Ci ha lasciati perplessi inoltre il fatto (osservato personalmente) che alcune guide dei gruppi che alloggiano nei vari resort ormai numerosi sul tratto di costa tra Cefalù e Termini, sconosce del tutto il territorio ed è costretto ad una ricognizione sommaria a Cefalù o a Castelbuono o al castello di Caccamo, solo il giorno precedente a quello previsto per la visita organizzata; figurarsi quindi se a tale guida possa venire in mente di condurre il suo gruppo alla scoperta dell' antica città di Himera !
Tornando al museo antiquarium posto sulla collina da cui si gode un bel panorama sul Tirreno, suggeriamo di evitare visite casuali, magari di fretta tra un bagno e l'altro. Documentatevi un po' sull'argomento e se non vi trovate sul posto, verificate con una telefonata che il museo sia aperto il giorno da voi prescelto per la visita.
Il sito web della Regione Siciliana è un buon punto di partenza e consente di farsi un'idea generale della città antica e di quello che è avvenuto nei diversi periodi storici. Navigando tra le diverse pagine si scopriranno utili minilibri e opuscoli relativi ad Himera e ad altri siti archeologici siciliani che però non abbiamo visto al museo.
Particolare della Phiale votiva di Caltavuturo
Leggete quindi anche l'interessante descrizione della splendida Phiale votiva di Caltavuturo, visto che la troverete esposta nel museo ma senza gli apparati esplicativi che troverete on line. Dedicando una certa attenzione al raffinatissimo oggetto forse in uso in un tempio, riconoscerete ghiande, api, fiori di loto e grappoli e foglie di vite. Più difficoltoso interpretare invece la dedica, tuttavia presente su questo reperto aureo di quasi un kg.


Potrà essere di interesse sapere che al Metropolitan museum di New York si trova un oggetto del tutto simile, presumibilmente trafugato dagli stessi luoghi, insieme a quello, per nostra fortuna, recuperato dai Carabinieri del Nucleo di Tutela dei beni culturali ed ora esposto nel museo di Himera.
Se siete curiosi potete vedere virtualmente la phiale gemella in questo link. del Met di New York.

Una buona occasione per scoprire l'antica Himera potrebbe essere durante il periodo natalizio, confidando nella riapertura del tratto collassato della A 19, ma soprattutto considerando che in Sicilia le temperature invernali non sono rigide come al nord Italia. Potrebbe essere anche un buon modo per avvicinarsi alla storia della Sicilia antica, e appassionarsi nella scoperta delle antiche descrizioni di luoghi e fatti. I più giovani potrebbero magari trovare in queste esplorazioni, stimoli nel coltivare il loro interesse per l'archeologia o per le numerose discipline ad essa connesse, come la paleoecologia o l'archeologia digitale, in grado oggi di ricostruire le fattezze di un nostro antenato a partire dal suo cranio o ricreare l'immagine di un intero insediamento antico grazie alle tecniche della geo-scannerizzazione e della modellazione 3D.
Un altro buon modo per rendere più istruttiva la visita di Himera è quella di leggere le pagine che Diodoro Siculo nella sua "Biblioteca storica" dedica alla città, con la descrizione della mitica battaglia, fino alla descrizione della visita degli ambasciatori cartaginesi alla corte di Gelone di Siracusa. 



 Leggendo le composizioni di Pindaro dedicate alle Olimpiadi antiche, si scoprirà tra i nomi degli atleti, il nome di Ergotele imereo originario di Cnosso, poi spostatosi ad Himera durante le colonizzazioni volute da Terone. Il giovane cretese fu vincitore per ben 6 volte negli agoni principali dell'antichità, tra Pitiche, giochi Nemei ed Istmiche; il poeta celebra anche il nome di Ischyros vincitore nelle gare dello stadio nella DXVI Olimpiade del 516 a.C,  durante le Panelleniche e infine Kryson un vero fulmine nelle gare di corsa, avendo primeggiato per ben tre volte a Olimpia nel 448, nel 444 e nel 440. Tutti loro vivevano ad Himera e forse gli archeologi potrebbero aver trovato anche le loro tombe ma non possono purtroppo averne individuato il nome anche se tra i reperti archeologici è spuntata invece una tavoletta con il nome di Euclide , uno degli ecisti fondatori di Himera, mentre un'antica moneta coniata a Poseidonia antico nome di Paestum, trovata nei resti di una delle tante tombe ha permesso di tracciare il cammino di una donna giunta ad Himera in cerca di...fortuna o chissà che altro.
A completare la preparazione si potrebbero leggere alcuni frammenti del poeta lirico Stesicoro che fu tra i più illustri cittadini di Himera. Questo componimento molto breve, tradotto dal poeta Quasimodo è il nostro preferito:

Poi che raramente la Musa
allieta soltanto, ma rievoca
ogni cosa distrutta:
a me non dà quiete il dolce
sonante flauto dalle molte voci
quando comincia soavissimi canti.

 Poiché all'interno del museo troverete una piccola lamina d'oro con la raffigurazione della Gorgone che è presente anche in molti oggetti e monete, oltre che sui frontoni di numerosi templi antichi(ben nota quella di Selinunte, mentre la più pittoresca è visibile al museo Orsi a Siracusa), non sarebbe tempo sprecato andare alla ricerca magari con internet delle origini di tali  figure mostruose già menzionate da Esiodo che ci informa anche sui nomi delle tre Gorgoni: Steno, Euriale e Medusa la più pericolosa in quanto secondo il mito pietrificava all'istante chiunque la guardasse. 
Infine ci preme ribadire che quella di Himera con varie località vicine è tra le più estese aree sepolcrali siciliane: dalle tre necropoli scoperte sotto la guida dell'archeologo, nonchè soprintendente ai beni culturali, Stefano Vassallo sono già state esplorate oltre 13.000 tombe che hanno cominciato a fornire informazioni utili a ricostruire con maggiori dettagli la vita e la cultura imerese ed inoltre a verificare quanto descritto dagli storici antichi circa gli epici e cruenti scontri avvenuti in queste aree, dove sono state rinvenute file di guerrieri, riportanti evidenti ferite causate da lance e punte di freccia, sepolti collettivamente a poca distanza da alcuni cavalli, probabilmente usati dalla cavalleria siracusana. Il dato più certo è che la mortalità infantile era elevata, visto l'alto numero di neonati trovati all'interno di anfore da trasporto.
sepoltura ad enchytrismos di un neonato
 Questo metodo di sepoltura tipico delle aree anatoliche e puniche ebbe una particolare diffusione tra il IV e il V secolo a.C e fu senza dubbio un metodo di sepoltura a basso costo, che gli specialisti definiscono ad Enchytrismos  (enchytrismòs deriva dal verbo greco ε 'γχυτρίζω = “espongo in un vaso di terracotta, in una pentola”, dal termine χύτρα = “pentola, olla ).Alcuni esempi di questa sepoltura si trovano esposti nell'antiquarium di Himera.
Di particolare interesse poi la tomba con la sigla RO 1025 datata tra la fine del VI e il V secolo a.C: tale tomba è detta degli sposi in quanto contiene i resti di due individui che i parenti amorevolmente hanno deposto, dopo la loro morte in un atteggiamento particolare, atto a perpetuare fino a noi l'intensità del legame che univa questa coppia imerese: essi hanno le mani unite tra loro e le gambe della donna sono affettuosamente flesse sopra quelle dello sposo.
A questo punto non vi resta che prendere il calendario e decidere quando andare ad Himera.
Buona scoperta !

Una puntata di Ulisse con Alberto Angela ha trattato di Himera; se l'avete persa, questo è il link per rivederla: https://youtu.be/KfH22ssDdtk
Un' interessante lettura, utile a tutti coloro che a vario titolo sono cointeressati al mondo museale ed al turismo è quella delle statistiche sulla fruizione di siti museali ed archeologici;
tali statistiche sono reperibili nel sito della Regione Siciliana nelle pagine relative ai Beni culturali.













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