17/02/18

La biblioteca itinerante di Pietro Tramonte a Palermo: la rivoluzionaria idea di un ragioniere in pensione

Nascosto in una stradina del centro storico di Palermo, a breve distanza dal cinquecentesco Palazzo Branciforte ed a un centinaio di metri dall'edificio delle Poste si trova una singolare biblioteca di strada che però qualcuno definisce itinerante, forse per il fatto che dagli scaffali di Piazza Monte Santa Rosalia i libri vanno e vengono e passano di mano in mano con una certa frequenza.
L'ideatore di una tale meraviglia culturale che ci ha fatto venire in mente una vecchia foto in bianco e nero acquistata al Cairo tanti anni fa  e che immortalava un venditore o bibliotecaio anch'esso di strada, si chiama Pietro Tramonte, per gli amici semplicemente Piero. La sua idea a dir poco rivoluzionaria è stata quella di spostare i 5000 volumi che aveva in casa direttamente sulla strada, subito dopo il raggiungimento dell'età pensionabile. Ancor più trasgressiva poi l'idea di non vendere i suoi libri ormai letti ma di offrirli in lettura ad altri, barattandoli tuttavia con altri libri, riviste o anche cataloghi e persino vecchi elenchi telefonici.

Ormai Piero è un punto di riferimento e molti preferiscono dare a lui vecchi libri che non giustificano spazi casalinghi sempre più ristretti, alla scelta spesso consueta dopo il rifiuto di amici e parenti, di buttarli tra i rifiuti. La biblioteca quindi è cresciuta a dismisura e sebbene sia difficile effettuare un conteggio preciso, sembrerebbe contenere ormai molte migliaia di titoli che includono letteratura, saggi sulla Sicilia, libri scolastici, dizionari, fumetti, gialli e naturalmente varie riviste e pubblicazioni non classificabili a prima vista.
In molti vanno a trovare Piero che non sempre è in grado di ricordare se tale libro o tale autore sia presente nei suoi scaffali, molti giovani gli danno una mano per assemblare in maniera omogenea categorie e temi salienti; ma i nuovi arrivi scombinano l'ordine preesistente e il gioco della ricerca appassiona certamente i bibliomani e chi ancora ritiene che il libro sia un bene prezioso.
A dimostrazione di ciò il nostro Pietro, bibliotecario privato itinerante con il vezzo antico del baratto, ha voluto inviare dei libri certamente importanti e rari anche alla Biblioteca Alexandrina di Alessandria in Egitto, certamente un tempo uno dei poli culturali dell'antichità. Tra i metodi richiesti da Piero ai suoi utenti sforniti di volume di scambio ce n'è uno attualissimo: mettere un like sulla sua pagina facebook. Qualche altro azzarda ad offrirgli un caffè e poi si siede con lui a consultare un volume ingiallito con vecchie stampe della Palermo di qualche secolo fa.
Piero ci ha fatto ricordare una frase di Gandhi che invitava a non aspettare, come facciamo in tanti, che qualcuno cambi il mondo al nostro posto, lui suggeriva: "sii tu il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo ! ".
Mi auguro che anche in tante altre città del mondo nascano delle biblioteche come quelle di Piero e che le nuove generazioni comprendano che la cultura e il sapere si coniugano male con la parola denaro. Andate a trovare Piero e mettete molti like nelle pagine di Pietro Tramonte, gli regalerete, ne siamo certi, molti giorni felici.



12/10/15

Himera: andare a Cefalù e rivivere i racconti di Diodoro siculo, ritornando al 480 a.C

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L'artista messinese Michele Panebianco il 6 aprile del 1847 vinse un concorso, indetto dal Municipio della sua città per la realizzazione di una decorazione per il sipario del teatro Santa Elisabetta oggi noto come Teatro Vittorio Emanuele di Messina. L'opera vincitrice, dal titolo "Gelone che accorda la pace ai vinti Cartaginesi a patto di non sacrificare vittime umane", traeva spunto da una delle vicende storiche di maggior rilievo della Sicilia antica.
Diodoro Siculo è quello che dedica maggiori descrizioni della battaglia di Himera del 480 a.C allorquando una coalizione di Sicelioti guidati da Gelone di Siracusa accorse in aiuto di Therone di Akragas, infliggendo una pesante sconfitta ai Cartaginesi capitanati da Amilcare proprio nei pressi delle mura  di Himera.
Gli sconfitti inviarono successivamente ambasciatori da Gelone per siglare gli accordi di pace che richiedevano, come ci rammenta Plutarco, anche la cessazione dei sacrifici umani al dio Saturno.
In effetti ai Cartaginesi venne richiesto un risarcimento di duemila talenti ma anche di costruire due templi uno presso Himera e un secondo a Siracusa. Inoltre venne richiesto loro di abbandonare i loro insediamenti siciliani; tale richiesta non avvenne certo rapidamente e solo dopo ripetute battaglie, accordi e trattati di pace, si arrivò alla rivincita e alla disfatta del 409 a.C che decretò la fine di Himera e la conquista punica di Selinunte e Agrigento. Trascorsero i secoli, infine i continui appelli di Catone il censore (delenda Carthago!) a distruggere Cartagine poterono cessare solo quando i Romani rasero definitivamente al suolo Cartagine nel 146 a.C.
Oggi percorrendo la statale 113 che da Cefalù porta a Termini Imerese, procedendo senza fretta si potrebbe scorgere guardando a destra poco dopo lo svincolo autostradale di Buonfornello, quello che resta di quel tempio, antico risarcimento di guerra. Con l'ausilio di google map, in basso vi ritroverete nel punto esatto dove dovreste fermarvi, e così vedere quel che resta del Tempio della Vittoria, nascosto a destra, mentre a lato della chiesetta potreste parcheggiare. Per visitare l'Antiquarium dovrete invece proseguire con l'auto da questo punto per altri 250 metri e imboccare, facendo attenzione ai veicoli provenienti in senso opposto, la strada in leggera salita posta sulla carreggiata di sinistra. In cima troverete altri parcheggi e una scala vi condurrà al'ingresso del museo.
Il biglietto costa 4 euro e vi occorrerà almeno un' ora per la visita e la comprensione dei numerosi reperti. Tornando all'esterno potrete osservare poi i resti delle mura di Himera fondata nel 648 a.C da popolazioni provenienti dalla colonia di Zancle, dove oggi si trova Messina. Questo nucleo era costituito, come ci dice Erodoto, da calcidesi, dori ed esuli siracusani; sappiamo che gli ecisti (dal termine greco oikistes= fondatore) che guidavano questo primo gruppo di migranti si chiamavano: Euclide, Sino e Sacone . Ancor oggi possiamo osservare quanto strategica fosse stata la scelta di questi uomini che sapevano bene quanto fosse indispensabile in un nuovo insediamento la presenza di un fiume copioso (l'Himera), di una costa vicina adatta ai commerci e di aree montuose da cui ricavare legna e alimenti ma dove trovare anche rifugio in caso di pericolo: non a caso nel Glauco di Eschilo si legge:...Himera dagli alti dirupi...;
Ninfa in una tetradramma da Himera
A questa orografia non mancava poi l'elemento mitico visto che le sorgenti calde ubicate al limite del territorio di Himera, dove poi sorse Thermae himerenses oggi nota come Termini Imerese, vengono legate al passaggio di Eracle. L'eroe simbolo della grecità, era di ritorno da Erice e secondo la narrazione di Diodoro incontrò delle ninfe che fecero scaturire per l'eroe tali sorgenti ristoratrici. La rappresentazione di una di queste ninfe, forse presa a modello da una giovane imerese, dimostra quanto importante fosse per i cittadini questa tradizione.



Il museo di Himera è dotato di numeroso personale, purtroppo male utilizzato, mancando ad oggi forme di comunicazione più adeguate ai tempi (non basta certo avere una pagina gratuita su facebook) e specialmente  più idonee ad attrarre l' interesse pubblico, ma soprattutto sembrano mancare programmi per intercettare una quota dei numerosi turisti che sempre più affollano i resort ubicati a poca distanza dal parco archeologico di Himera. Perché ci si chiede, gli outlet forniscono un servizio navetta gratuito e non potrebbe farlo anche un museo come quello di Himera, incrementando così l'esiguo numero di biglietti venduti e magari includendo il trasporto nel prezzo del biglietto. Perché non investire in una segnaletica adeguata e plurilingue e in campagne pubblicitarie a basso costo attraverso magari i tanti B & B, case vacanze e alberghi ubicati da Cefalù a Termini Imerese ? Perché non coinvolgere la scuola di lingue internazionale di Cefalù dove giovani svedesi, polacchi e russi interessati alla nostra lingua, potrebbero divenire motivo di diffusione dei tanti siti ignorati di Sicilia? Perché non chiedere aiuto ai produttori locali per delle serate gastro-archeologiche estive?
Parte della decorazione di un tempio ritrovata ad Himera
Comunque, giunti al museo verrete accolti con cordialità come è capitato a noi, ma un turista straniero che non conosca l' italiano avrebbe qualche difficoltà nella lettura dei pannelli esplicativi e delle didascalie dei reperti in mostra. Ci ha lasciati perplessi inoltre il fatto (osservato personalmente) che alcune guide dei gruppi che alloggiano nei vari resort ormai numerosi sul tratto di costa tra Cefalù e Termini, sconosce del tutto il territorio ed è costretto ad una ricognizione sommaria a Cefalù o a Castelbuono o al castello di Caccamo, solo il giorno precedente a quello previsto per la visita organizzata; figurarsi quindi se a tale guida possa venire in mente di condurre il suo gruppo alla scoperta dell' antica città di Himera !
Tornando al museo antiquarium posto sulla collina da cui si gode un bel panorama sul Tirreno, suggeriamo di evitare visite casuali, magari di fretta tra un bagno e l'altro. Documentatevi un po' sull'argomento e se non vi trovate sul posto, verificate con una telefonata che il museo sia aperto il giorno da voi prescelto per la visita.
Il sito web della Regione Siciliana è un buon punto di partenza e consente di farsi un'idea generale della città antica e di quello che è avvenuto nei diversi periodi storici. Navigando tra le diverse pagine si scopriranno utili minilibri e opuscoli relativi ad Himera e ad altri siti archeologici siciliani che però non abbiamo visto al museo.
Particolare della Phiale votiva di Caltavuturo
Leggete quindi anche l'interessante descrizione della splendida Phiale votiva di Caltavuturo, visto che la troverete esposta nel museo ma senza gli apparati esplicativi che troverete on line. Dedicando una certa attenzione al raffinatissimo oggetto forse in uso in un tempio, riconoscerete ghiande, api, fiori di loto e grappoli e foglie di vite. Più difficoltoso interpretare invece la dedica, tuttavia presente su questo reperto aureo di quasi un kg.


Potrà essere di interesse sapere che al Metropolitan museum di New York si trova un oggetto del tutto simile, presumibilmente trafugato dagli stessi luoghi, insieme a quello, per nostra fortuna, recuperato dai Carabinieri del Nucleo di Tutela dei beni culturali ed ora esposto nel museo di Himera.
Se siete curiosi potete vedere virtualmente la phiale gemella in questo link. del Met di New York.

Una buona occasione per scoprire l'antica Himera potrebbe essere durante il periodo natalizio, confidando nella riapertura del tratto collassato della A 19, ma soprattutto considerando che in Sicilia le temperature invernali non sono rigide come al nord Italia. Potrebbe essere anche un buon modo per avvicinarsi alla storia della Sicilia antica, e appassionarsi nella scoperta delle antiche descrizioni di luoghi e fatti. I più giovani potrebbero magari trovare in queste esplorazioni, stimoli nel coltivare il loro interesse per l'archeologia o per le numerose discipline ad essa connesse, come la paleoecologia o l'archeologia digitale, in grado oggi di ricostruire le fattezze di un nostro antenato a partire dal suo cranio o ricreare l'immagine di un intero insediamento antico grazie alle tecniche della geo-scannerizzazione e della modellazione 3D.
Un altro buon modo per rendere più istruttiva la visita di Himera è quella di leggere le pagine che Diodoro Siculo nella sua "Biblioteca storica" dedica alla città, con la descrizione della mitica battaglia, fino alla descrizione della visita degli ambasciatori cartaginesi alla corte di Gelone di Siracusa. 



 Leggendo le composizioni di Pindaro dedicate alle Olimpiadi antiche, si scoprirà tra i nomi degli atleti, il nome di Ergotele imereo originario di Cnosso, poi spostatosi ad Himera durante le colonizzazioni volute da Terone. Il giovane cretese fu vincitore per ben 6 volte negli agoni principali dell'antichità, tra Pitiche, giochi Nemei ed Istmiche; il poeta celebra anche il nome di Ischyros vincitore nelle gare dello stadio nella DXVI Olimpiade del 516 a.C,  durante le Panelleniche e infine Kryson un vero fulmine nelle gare di corsa, avendo primeggiato per ben tre volte a Olimpia nel 448, nel 444 e nel 440. Tutti loro vivevano ad Himera e forse gli archeologi potrebbero aver trovato anche le loro tombe ma non possono purtroppo averne individuato il nome anche se tra i reperti archeologici è spuntata invece una tavoletta con il nome di Euclide , uno degli ecisti fondatori di Himera, mentre un'antica moneta coniata a Poseidonia antico nome di Paestum, trovata nei resti di una delle tante tombe ha permesso di tracciare il cammino di una donna giunta ad Himera in cerca di...fortuna o chissà che altro.
A completare la preparazione si potrebbero leggere alcuni frammenti del poeta lirico Stesicoro che fu tra i più illustri cittadini di Himera. Questo componimento molto breve, tradotto dal poeta Quasimodo è il nostro preferito:

Poi che raramente la Musa
allieta soltanto, ma rievoca
ogni cosa distrutta:
a me non dà quiete il dolce
sonante flauto dalle molte voci
quando comincia soavissimi canti.

 Poiché all'interno del museo troverete una piccola lamina d'oro con la raffigurazione della Gorgone che è presente anche in molti oggetti e monete, oltre che sui frontoni di numerosi templi antichi(ben nota quella di Selinunte, mentre la più pittoresca è visibile al museo Orsi a Siracusa), non sarebbe tempo sprecato andare alla ricerca magari con internet delle origini di tali  figure mostruose già menzionate da Esiodo che ci informa anche sui nomi delle tre Gorgoni: Steno, Euriale e Medusa la più pericolosa in quanto secondo il mito pietrificava all'istante chiunque la guardasse. 
Infine ci preme ribadire che quella di Himera con varie località vicine è tra le più estese aree sepolcrali siciliane: dalle tre necropoli scoperte sotto la guida dell'archeologo, nonchè soprintendente ai beni culturali, Stefano Vassallo sono già state esplorate oltre 13.000 tombe che hanno cominciato a fornire informazioni utili a ricostruire con maggiori dettagli la vita e la cultura imerese ed inoltre a verificare quanto descritto dagli storici antichi circa gli epici e cruenti scontri avvenuti in queste aree, dove sono state rinvenute file di guerrieri, riportanti evidenti ferite causate da lance e punte di freccia, sepolti collettivamente a poca distanza da alcuni cavalli, probabilmente usati dalla cavalleria siracusana. Il dato più certo è che la mortalità infantile era elevata, visto l'alto numero di neonati trovati all'interno di anfore da trasporto.
sepoltura ad enchytrismos di un neonato
 Questo metodo di sepoltura tipico delle aree anatoliche e puniche ebbe una particolare diffusione tra il IV e il V secolo a.C e fu senza dubbio un metodo di sepoltura a basso costo, che gli specialisti definiscono ad Enchytrismos  (enchytrismòs deriva dal verbo greco ε 'γχυτρίζω = “espongo in un vaso di terracotta, in una pentola”, dal termine χύτρα = “pentola, olla ).Alcuni esempi di questa sepoltura si trovano esposti nell'antiquarium di Himera.
Di particolare interesse poi la tomba con la sigla RO 1025 datata tra la fine del VI e il V secolo a.C: tale tomba è detta degli sposi in quanto contiene i resti di due individui che i parenti amorevolmente hanno deposto, dopo la loro morte in un atteggiamento particolare, atto a perpetuare fino a noi l'intensità del legame che univa questa coppia imerese: essi hanno le mani unite tra loro e le gambe della donna sono affettuosamente flesse sopra quelle dello sposo.
A questo punto non vi resta che prendere il calendario e decidere quando andare ad Himera.
Buona scoperta !

Una puntata di Ulisse con Alberto Angela ha trattato di Himera; se l'avete persa, questo è il link per rivederla: https://youtu.be/KfH22ssDdtk
Un' interessante lettura, utile a tutti coloro che a vario titolo sono cointeressati al mondo museale ed al turismo è quella delle statistiche sulla fruizione di siti museali ed archeologici;
tali statistiche sono reperibili nel sito della Regione Siciliana nelle pagine relative ai Beni culturali.













13/05/15

I droni a caccia dei luoghi più straordinari della Sicilia

Vulcano Etna ricoperto di neve
L'evolversi delle tecnologie, l'uso collettivo di applicazioni che hanno semplificato le modalità di condivisione ha innescato un processo di miniaturizzazione delle videocamere che sta cambiando da qualche anno il modo di esplorare il mondo. Oggi tranquillamente da casa possiamo passeggiare virtualmente su un'isola del Pacifico o nelle strade di una grande metropoli e sorvolare vulcani o ammirare paesaggi sottomarini.
L'impiego dei droni, piccoli velivoli a più motori dalle dimensioni ridotte ma facilmente guidabili per mezzo di telecomandi, alcuni assistiti da mappe satellitari, sta cambiando anche il mondo del turismo. Tali droni uniti a videocamere come la Gopro o a costose Canon professionali, stanno giorno dopo giorno cambiando le nostre consuete prospettive perfino dei luoghi che pensavamo di conoscere, ma potrebbe essere anche un ottimo modo per istituzioni territoriali e strutture ricettive per promuoversi sfruttando l'enorme potenzialità di questa tecnologia. Naturalmente avere un bel filmato ma non disporre di un esperto di web-marketing sarebbe come avere un'auto da corsa ma non disporre di carburante.
Vedere quindi questo bel filmato sulla Scala dei Turchi in Sicilia (il link è in basso) fa ben sperare, sia per le imprese che hanno capito che solo innovando si può sopravvivere, ma sperando che le istituzioni regionali e locali abbiano inteso oggi quale sia il significato vero di marketing territoriale.
A questo proposito suggerisco di visitare il sito web che trovate in basso e che promuove un'area dove redditi e numero di turisti non sono certo tra i più alti del Regno Unito: si tratta del sud dell'Inghilterra ed in particolare della Cornovaglia. Suggerisco a chi svolge attività di amministratore locale o a chi si occupa di promozione turistica, di considerarlo come utile materia di studio e riflessione, per i futuri piani regionali in materia.
Godetevi quindi il filmato e speriamo di vederne altri 1000 ma non solo dei siti già noti, ma anche di quelli ignorati fino ad oggi,  perfino dai siciliani.

Filmato realizzato in Sicilia da Dronedary:
https://youtu.be/VeMDGy5bjpQ

Ecco invece il sito web per conoscere la Cornovaglia e trovare video che la riguardano:
https://www.visitcornwall.com/video/new-aerial-tour-cornwall#.VVMHh5PP8pA
Il nostro viaggio in Cornovaglia con mappe e suggerimenti lo trovate nel nostro blog Vado altrove o cliccando direttamente in questo link.


Felice e istruttiva visione !
autore: Rolando Profita

02/01/15

I luoghi segreti della Sicilia da scoprire in una confezione di salgemma. II parte di "Tecniche per andare altrove".

In un recente articolo apparso sul Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, citava le parole di Raymond Bondin presidente onorario del comitato delle città e villaggi storici riconosciuti dall'Unesco:"Nel mondo intero, non esiste alcun posto con così tanti tesori come la Sicilia. Non esiste un altro luogo con una concentrazione così densa di meraviglie". L'articolo evidenziava ancora una volta la scarsa propensione delle istituzioni isolane e dei vari enti preposti, nel promuovere in Italia e all'estero tale patrimonio, nonostante la Sicilia abbia un cospicuo numero di siti presenti nel patrimonio culturale e naturale dell'Unesco.
Ma come può constatare chiunque si avventuri alla scoperta della Sicilia meno conosciuta, in cerca di necropoli o antichi insediamenti, questi si troverà spesso davanti a spettacoli ai limiti dell'incuria, per non usare termini quali abbandono e in certi casi anche quello di abuso a danno di beni pubblici. 

Lasciamo tuttavia ai professionisti dei media la narrazione delle vicende a cui le cronache ci hanno ormai abituati da anni, dedicando invece questo post a quei lettori interessati a scoprire praticamente i tesori e le meraviglie rammentati da Bondin. Come già sanno i nostri lettori , toccherà fare qualche sforzo nella ricerca di alcuni luoghi ignorati ma degni di una deviazione dalle mete usuali. Vi toccherà ad esempio andare al supermercato con i figli o i nipoti o con i vostri allievi più curiosi, e individuato il reparto del sale da cucina, acquistarne una confezione purchè riporti nella confezione la scritta Sicilia.
Se abitate in una grande città con un supermercato ben fornito troverete anche esotici sali rosa provenienti dall'Himalaya, grigi, rossi e persino blu provenienti dalla Persia. Prendete invece un pacchetto di Sale di Sicilia grosso e continuate se volete la vostra spesa.
Portate il prezioso minerale a casa o a scuola o se volete, portatelo a vostra zia o ancora passate in pescheria e acquistate una bella spigola da fare al sale, ma non distraetevi e soprattutto non gettate il pacchetto del vostro sale.
Adesso viene il bello ! Tenendo la vostra confezione di sale di Sicilia con entrambe le mani e osservandone la faccia superiore, troverete sotto la scritta GROSSO, una sequenza di due lettere e 8 numeri. Se lo fate di rado è il momento giusto per giocarvi al lotto i numeri della vostra confezione, ricordandovi di noi però in caso di vincite consistenti; abbiate però l'accortezza di annotare prima di uscire, le lettere stampigliate che potrebbero contenere alternativamente la lettera P oppure la lettera R.
Annotate le lettere dell'alfabeto riportate sulla confezione, ruotate quindi il pacchetto del sale e noterete che su uno dei lati lunghi dove è riportato il quantitativo di sale (1000 g) , si trova la legenda che vi informerà che P sta per Petralia in provincia di Palermo, mentre R sta per Racalmuto in provincia di Agrigento.
La domanda adesso è opportuna: conoscete queste due località? Avete mai letto articoli che promuovessero la visita di antichi giacimenti di salgemma in Sicilia? Chissà perchè lo zibibbo siciliano è riconosciuto dall'Unesco come patrimonio dell'Umanità e non invece le sue miniere di salgemma che potrebbero offrire ulteriori modi per creare lavoro e soprattutto sviluppo locale, indipendentemente dalla produzione di sale che genera da tempo lavoro e cospicui fatturati.
Per completezza occorre dire che in Sicilia di miniere di salgemma ancora in funzione, oltre quella di Petralia Soprana sulle Madonie e di Racalmuto, il cui giacimento è ubicato a metà strada tra Agrigento e Caltanissetta, va aggiunto anche quello di Realmonte, ubicato a circa 11 chilometri da Agrigento. All'interno di quest'ultima miniera si trova un' intera chiesa ove tutti gli elementi architettonici e le varie sculture, incluse una Santa Barbara, protettrice dei minatori, sono stati realizzati interamente con il sale.
I tre siti geologici menzionati hanno caratteristiche molto particolari che unite alle altre peculiarità del territorio, come la spettacolare falesia di marna bianca, nota con il nome di Scala dei Turchi, che attira già numerosi turisti, varrebbero da sole il viaggio.

Falesia di marna detta Scala dei turchi (Agrigento)
L'associazione Sicilia antica sembra l'unica a proporre a gruppi autonomi la visita di una delle miniere più spettacolari; non abbiamo notizie di enti o associazioni locali che in maniera organizzata e continua e quindi facilmente fruibile, si sia dedicata a far conoscere questi straordinari monumenti della natura. Rimandando ai siti internet specifici (si veda in basso), ci limitiamo qui a ricordare che la miniera di Petralia Soprana si trova a  58 km da Cefalù e si dirama lungo 70 km di gallerie, tra giganteschi ambienti realizzati artificialmente a partire dal 1972 in uno dei più ricchi giacimenti di Halite, la forma cristallina del cloruro di sodio noto con la formula chimica di NaCl. Questo gigantesco deposito di salgemma formatosi 6 milioni di anni fa nel ventre di una montagna che raggiunge i 1100 metri sul livello del mare, fornisce un prodotto che la natura nel corso dei millenni ha reso talmente puro da non necessitare, come il sale marino, ottenuto per evaporazione, di ulteriori processi al fine di eliminare impurità e sostanze minerali non compatibili con l'uso alimentare. Non sarebbe male secondo noi, portare in gita figli, nipoti o studenti, prima nelle saline ubicate nei pressi dell'antica colonia fenicia di Mozia nei pressi di Trapani ove si trovano decine di vasche per l'evaporazione e montagne di sale adatte a splendide foto mediterranee dai forti contrasti e successivamente in una miniera di salgemma come quella di Petralia Soprana. 
Il tema del sale potrebbe essere esteso sia dal punto di vista storico che geografico: internet può soddisfare molte altre curiosità se usato cum grano salis, mentre a coloro che hanno già avuto la fortuna di visitare i siti descritti suggerisco altri luoghi(vedi link in basso) per lo più ignorati, ma adatti a viaggiatori curiosi con una buona dose di sale in zucca.

Se avete appreso la lezione, cercate in futuro di metterla in pratica, osservando e investigando su cibi o bevande: siamo certi che i nostri suggerimenti vi porteranno a interessanti scoperte e magari vi aiuteranno a scoprire luoghi a cui non avreste mai pensato prima.
Se ad esempio vi trovaste per lavoro o per turismo in territorio russo, provate a dare un'occhiata ai vini di quell'immenso paese fatto di repubbliche ignote e decine di etnie: potreste trovare vini dell'Abkhazia o della Georgia e recentemente anche numerose etichette provenienti dalla Crimea.
Trovate nella foto a destra, a titolo di esercitazione, un' etichetta del vino rosso Херсонес prodotto a Inkerman cittadina non lontana da Sebastopoli.
Provate a trarre da questi pochi elementi utili informazioni per andare altrove, cercando notizie sulla sua denominazione e sulla località di produzione e buona scoperta !
Se l'alfabeto cirillico ha frenato il vostro entusiasmo vi daremo un aiuto: cercate allora "Chersoneso" e buon divertimento!

autore:Rolando Profita

Link utili per le esplorazioni siciliane:

Link utili per ulteriori scoperte legate al mondo del sale in Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Margherita_di_Savoia_%28Italia%29

Link per esplorazioni all'estero:

















01/11/11

A Ragusa alla scoperta della grotta delle Trabacche e delle cave di asfalto di Streppenosa

Contro le minacce dei tuoni e del cielo ci possono salvare dimore sotterranee e grotte scavate in profondità
Questioni Naturali, Seneca libro VI, cap I

Il termine turismo deriva dal  francese "tour" che ben specifica l'azione di andare in giro di quei primi viaggiatori divenuti poi per merito di un pastore protestante di nome Thomas Cook , fondatore della prima agenzia di viaggio britannica, turisti organizzati a pieno titolo.
In ambito nazionale la figura di Luigi Vittorio Bertarelli fondatore nel 1894 del Touring Club Ciclistico Italiano che diverrà in seguito il Touring Club Italiano, diede forte impulso all'attività turistica e alla conoscenza del nostro paese attraverso le numerose guide dagli itinerari dettagliati.La prima guida di Sicilia venne pubblicata da Bertarelli nel 1919 che si avvalse delle descrizioni dell'archeologo Paolo Orsi.
Molto più complesso sarebbe invece l'analisi dell'espressione dialettale siciliana "firriari de ceca in meca"  che l'esilarante personaggio di Cicca Stonchiti nella commedia "I civitoti in pretura" di Martoglio, utilizza storpiandola in: firriari l'arca e la mecca che ancora oggi viene usata per indicare colui che va di qua e di là senza una meta precisa e spesso senza trovare quello per cui aveva intrapreso il viaggio.
Abbiamo deciso per motivi di spazio e leggibilità di rimandarvi a questo link del prof Salvatore.Trovato filologo catanese esperto di dialetti gallo italici,  dove troverete ampie informazioni sull'utilizzo di tale espressione non utilizzata solo in Sicilia.

Per scoprirne le origini e le varie implicazioni linguistiche e toponomastiche vi suggeriamo di rileggere il Don Chisciotte di Cervantes: nella versione originale spagnola troverete nel libro I al cap 18 Sancho Panza dire: ir de Ceca en Meca. Giovanni Meli  fece una traduzione in dialetto siciliano dell'opera di Cervantes ma le versioni presenti in Google book sono state purtroppo ritradotte in italiano poetico.
I curiosi potranno leggere la appassionante biografia del celebre scrittore spagnolo dove apprenderanno che il nobile condottiero iniziò a scivere la sua opera proprio in Sicilia durante il suo ricovero presso l'Ospedale Grande di Messina resosi necessario a causa delle ferite riportate durante la definitiva Battaglia di Lepanto contro le forze ottomane di Mehmet Ali Pasha.
Questa introduzione vale soprattuto per coloro che soprattutto in Sicilia amano girovagare o meglio firriari o furriari di qua e di là alla scoperta delle innumerevoli meraviglie dell'isola e che raramente ottengono incoraggiamenti alla scoperta del territorio da parte delle istituzioni locali e degli operatori turistici che avrebbero l'onere di intercettare i bisogni di questa categoria di viaggiatori interessati a qualcosa in più dei pacchetti preconfezionati. Ci piacerebbe che addetti ai lavori esprimessero il loro parere circa questa palese assoluta mancanza di coordinamento tra i soggetti che a diverso titolo offrono esperienze di turismo diciamo così alternativo, culturale e di scoperta.Attendiamo commenti.
In questo post vi parleremo di due luoghi poco noti ubicati nelle vicinanze di Ragusa, città  che la guida Lonely Planet definisce tranquilla, dignitosa, decadente e...completamente ignorata dai turisti, mentre la guida del Touring già nel lontano 1937 la definiva come una delle più pittoresche città d'Italia.
Qualcuno obietterà che la situazione nonostante il calo generalizzato delle presenze in Sicilia sia molto migliorata soprattutto per merito delle splendide scenografie utilizzate nelle vicende televisive del Commissario Montalbano ideate da Camilleri.Grazie a registi e scenografi in tanti inclusi i siciliani hanno scoperto panorami idilliaci, architetture barocche ignorate per anni e angoli suggestivi per lo più abbandonati ma ben catalogati da aziende specializzate nelle location cinematografiche (vedi Cinesicilia )
Uno di questi luoghi è proprio la Grotta delle Trabacche, termine siculo quest'ultimo che indica proprio un letto decorato con un baldacchino caratterizzante il sito funerario paleocristiano risalente al IV sec d.C che si trova a circa 5 km dal centro di  Ragusa in una località chiamata Contrada Buttino.
Il sito acquisì notorietà per merito delle descrizioni e le illustrazioni effettuate dal pittore Jean Houel che per oltre quattro anni girovagò per tutta l'isola trasferendo poi su carta parole e disegni delle sue scoperte, facendole così conoscere al mondo intero e stimolando da quel momento numerosi viaggiatori che ebbero il desiderio di scoprire quest'isola e soprattutto le sue meraviglie nascoste.
Houel descriveva la grotta delle trabacche come uno dei più pittoreschi e spettacolari ipogei cimiteriali , soprattutto a causa della presenza di due monumentali tombe a baldacchino che benchè non uniche in Sicilia sono tra quelle che ancora conservano le false colonne ( 8 e 9) collegate da arcatelle sorrette da capitelli ormai logorati che forse un tempo erano decorati da fini disegni geometrici bizantini.
Il pittore francese aveva già intuito quello che poi avrebbero ripetuto esperti archeologi come Paolo Orsi che parafrasando Houel ribadì che la particolare raffinatezza di tali tombe dette a tegurium indicava la posizione di preminenza dei personaggi in essi deposti che quindi dovevano avere una posizione elitaria nella comunità o essere personaggi di notevole importanza religiosa o forse martiri o presbiteri.
Negli ultimi anni la Grotta delle Trabacche per merito di una joint venture con lo Stato maltese, ricco anch'esso di catacombe e necropoli antiche , ha potuto essere ripulita per mezzo di fondi europei e varie attività sono state poste in essere per rendere tale sito fruibile a quel turismo culturale che non cerca solo mare e ristoranti tipici ma ricerca ancora quelle immagini di una Sicilia più antica ancora nascosta e che a fatica si disvela a chi non è preparato a firriari de Ceca in Meca vista la scarsa segnaletica relativa alle numerose necropoli e ipogei presenti in tutto il ragusano e l'assenza di informazioni adeguate per raggiungerle.
Ipogeo delle Trabacche , photo di Bruno Lipari 2011
Siamo costretti ad invitarvi a telefonare al Comune di Ragusa per chiedere maggiori informazioni sulla possibilità di effettuare la visita della grotta a causa di alcuni atti di vandalismo che hanno richiesto la necessità di porre un cancello che ovviamente ne impedisce la visita autonomamente come era stato fino all'estate scorsa.
Un'alternativa potrebbe essere quella di contattare l'azienda vinicola che produce un bianco Trebacche e che risulta essere proprietaria del terreno dove si trova la grotta e quindi si ritiene possa fornirvi tutte le indicazioni utili alla visita; questo il link dell'azienda agricola Valenti.
Un altro sito ubicato sempre nel ragusano risulta adatto a quei viaggiatori curiosi ignorati dalle statistiche sul  turismo e siamo certi che dovrebbe richiamare l'attenzione di chi  cerca  nuove esperienze, luoghi inusuali o coloro che amano esplorare aree naturali, raggiungere laghi silenziosi, fotografare fiori rari e anche miniere di zolfo e necropoli rupestri. Questi sicuramente coglieranno l'occasione di una visita guidata per ammirare una antica cava d'asfalto ubicata in una località dal nome curioso: Streppenosa.
Sicuramente popoli più antichi che hanno vissuto in abitazioni trogloditiche lungo le pareti delle cave scavate per millenni dai numerosi fiumi il cui nome viene da lontano (Tellaro,Ippari,Acate,Anapo..) hanno esplorato le spelonche e le numerose cavità misteriose presenti su questo tavolato calcareo  arido e non adatto alla vita di quei nuclei familiari ma questo non  ha impedito che esse ne traessero qualche vantaggio. Secondo noi il nome di Streppenosa è l'unione di due termini molto antichi che ripresi dagli arabi ha fatto ottenere lo stupefacente significato di "luogo dei bastoni di luce" che tradotto indica le antiche torcie fatte di fibre vegetali imbevute di pece.
Gli esperti vi spiegheranno come i termini di asfalto e bitume siano in parte intercambiabili benchè con il primo termine si indichi l'insieme di roccia calcarea e bitume.Tuttavia quello che qui ci interessa osservare è che questa cava ha rappresentato per tanti uomini un' occasione di progresso visto che i reperti archeologici ci confermano che anche prima che arrivassero le popolazioni elleniche si faceva uso delle rocce asfaltiche . Dal XVI secolo poi si iniziò a usare tale materia prima per creare statue e decorazioni ancora presenti nella cattedrale di S.Giorgio e S.Giovanni a Ragusa e nel Castello di Donnafugata.
Pochi sanno però che a Ragusa operavano già dall'ottocento aziende francesi e inglesi che favorirono la costruzione delle prime strade asfaltate a Parigi e a Londra utilizzando proprio la materia prima estratta da questa cava e qualche anziano ricorda ancora come si caricasse su carretti la roccia asfaltica assemblata in grandi riquadri neri e la si portasse sino al porto da cui raggiungeva le principali città europee.
Per ritornare indietro nel tempo e provare l'emozione di entrare nel cuore di una montagna calcarea dove al suo interno le pareti trasudano un nero liquido che ormai nessuno vuole, potete approfittare della visita guidata che si terrà il prossimo 6 Novembre con partenza alle ore 9,00 dal luogo di incontro di Piazza Libertà a Ragusa ( vedi i dettagli in questo link )
Per motivi di sicurezza occorre essere dotati di scarponcini da trekking e lampada portatile di lunga durata.
Occorre prenotarsi in anticipo e inviare un formulario precompilato alla seguente mail :
museo.ragusa.uo3@regione.sicilia.it
Se sarete tra i 50 fortunati che potranno per la prima volta entrare nella cava di Streppenosa , vi suggeriamo di fotografare le tante variazioni di colore delle pareti che vanno dal bianco del calcare all'ocra e al rosso bruno degli ossidi di ferro disciolti nelle acque che si insinuano tra le fenditure delle rocce e che per gravità cercano di raggiungere il punto più basso, creando per merito del carbonato di calcio iridescenti concrezioni, stalattiti e stalagmiti ma anche delle piccole sferette luccicanti che prendono il nome suggestivo di perle di grotta ma che l'esperto chiamerà nel suo linguaggio tecnico: pisoliti.
Se avete già visto altre grotte sicuramente vi stupiranno le stalattiti nere costituite da un rivestimento di solida pece.
Vedere il dipinto dell''Annunciata di Antonello da Messina può emozionare ma credo che trovarsi  davanti ad un lago nero iridescente con delle cascatelle che generano un ruscelletto di  pece fluida, non sia un panorama consueto ed è difficile quindi non meravigliarsi soprattutto pensando a quel lontano progenitore detto homo sapiens che molto probabilente entrò guardingo in questo antro e per caso o attraverso fortuiti eventi intuì che quel liquido nero poteva aiutarlo a guardare gli occhi dei suoi familiari anche nella notte e forse tenere a bada lupi e serpenti e combattere con vantaggio contro eventuali nemici. Nella stessa area molti sono stati i ritrovamenti attestanti l'attività mineraria dei cosiddetti " uomini della cultura castellucciana", che oltre a produrre utensili in basalto e usare la selce, realizzarono oggetti in terracotta dai disegni elaborati visibili nei musei di Siracusa e in quelli di altre cittadine del ragusano.
In questa cava entrò nel 1781 anche il famoso geologo Deodat de Dolomieu da cui deriva il nome delle nostre splendide Dolomiti; egli descrisse entusiasticamente le tante meraviglie di Sicilia e gli strani fenomeni di interesse geologico osservati, dalle maccalube ai vulcani delle isole Eolie. Nonostante fosse un grande scienziato finì ingloriosamente in un carcere a Messina per aver partecipato all'attacco dell'isola di Malta; per nostra fortuna il suo appassionante resoconto di viaggio è leggibile ancora oggi.

Buon divertimento !

Saremo grati a chi volesse inviarci qualche immagine suggestiva della visita alla cava di asfalto : ne riporteremo naturalmente il nome e l'eventuale copyright. (usare il guestbook per contattarci ).

autore:Rolando Profita

31/01/11

A Palazzolo Acreide alla ricerca della dea Cibele e dell'unico museo di odeporica siciliana


Coloro che hanno studiato la lingua francese avranno qualche reminiscenza delle grandi opere della Commedia francese. L'opera di Moliere dal titolo "Il Borghese gentiluomo" è tra le nostre preferite.
Il  protagonista è uno strano e sorprendente personaggio: monsieur Jourdain.
immagine da Wikipedia (in francese)
Una delle scene più esilaranti della commedia, vede Jourdain alle prese con un insegnante che gli spiega la differenza tra la prosa e la poesia, facendo scoprire all'allievo, esultante per la scoperta, che lui senza saperlo  ha sempre " parlato in prosa" .
Bene, se adesso vi chiedessimo se siete patiti di odeporica, forse rispondereste con un arricciamento dubbioso delle labbra, sillabereste  un mah ! Digitando magari sullo smartphone il termine da ricercare con Wikipedia.
Se invece vi  chiedessi se amate leggere libri aventi per tema il viaggio inclusi i reportage, i diari, le raccolte di corrispondenza di naviganti ed esploratori di ogni genere ecco che voi senza pensarci rispondereste: ma certo !.
 Ecco allora che novelli Jourdain, avrete scoperto all'improvviso di essere amanti dell' odeporica, cioè di tutta quella letteratura di viaggio che si è ormai conquistata una sezione specifica nei cataloghi delle case editrici e spazi sempre maggiori nelle librerie più grandi.

Andando in libreria evitate di fare i saccenti chiedendo se abbiano una sezione odeporica; tranne qualche raro caso, il commesso vi guarderà senza sorridere replicando: cosa cerca in particolare ?
Al che sentito che cercavate il Viaggio in Sicilia di J.H.Von Riedesel, replicherà secco: no non lo abbiamo ma possiamo ordinarlo.
Ebbene dobbiamo svelarvi che gli esperti in materia odeporica e quelli che vi si dedicano sono nascosti tra le mura di varie università, svolgendo convegni e andando alla scoperta di manoscritti e nuovi documenti, dove il motivo conduttore è sempre il viaggio, qualunque sia il motivo per cui si è partiti da un certo luogo per raggiungerne un' altro.
Anche la Sicilia è stata raccontata da viaggiatori di ogni genere e molti sono i testi che ancora ci descrivono luoghi, ma anche sensazioni. Ritenendo fuori classifica l'Odissea di Omero, il più noto tra  i viaggi antichi comprendente descrizioni della Sicilia, va ricordato  il Kitab Rujar meglio noto come Libro di Ruggero, scritto da Idrisi, geografo arabo,  verso il 1154 per il re Ruggero II di Sicilia.
Scorrendo i cataloghi degli editori, troverete numerosi volumi con splendide descrizioni che narrano di una Sicilia che ormai è irrimediabilmente svanita ma anche di luoghi forse solo celati dall'uomo ma più spesso dalla natura che prende il sopravvento quando non viene domata dalla mano dell'uomo.

Nella biblioteca arabo-sicula di Michele Amari si trovano i nomi di numerosi viaggiatori arabi che danno descrizioni di quella che era la Sicilia prima e dopo l'anno 1000 (Ibn Hawqal, Al Muqaddasi, Ibn Gubayr..ecc) e si trovano anche testi interessanti di anonimi cronisti come il Codice di Cambridge (XIII sec) che narra della " Cronica dell'isola di Sicilia dal tempo che la occuparono i musulmani, e notizie di ciò che vi è avvenuto: guerre, scambi di emiri e simili cose".
Le meraviglie di Sicilia hanno attirato nel tempo nobili, scienziati e scrittori, di cui Goethe con i suoi Viaggi rappresenta forse lo stereotipo, capace di stupirsi davanti ad un' epigrafe ma anche inebriarsi dei profumi dei giardini siciliani. Tali scrittori erano spesso accompagnati da artisti che illustravano i luoghi con immagini che poi valenti incisori allegavano nei libri diffusi in varie lingue per la gioia di altri appassionati viaggiatori..
In realtà fino al settecento l'isola, attraversata da terremoti, eruzioni, pesti bubboniche ed altri malanni era vista come un attracco passeggero e secondario per coloro che da Napoli via mare si recavano verso Malta, le terre dei commerci proficui del levante e i luoghi santi della Palestina. 
A partire da quella data con la contemporanea rinascita (la costruzione delle città barocche di Noto, Ragusa e Avola) e quindi con l'aumentare di descrizioni più appetibili, crebbe anche il numero di coloro che partivano con lo scopo di toccare con mano le meraviglie del territorio siciliano.
Ovviamente non tutti riuscivano ad apprezzare ruderi e meraviglie archeologiche, difficili talvolta da raggiungere e spesso appena visibili, molti rimanevano su tracciati sicuri, ignorando lo spettacolo naturalistico tanto apprezzato dagli arabi: Idrisi descrive S.Marco D'Alunzio ricordando che " vi crescono dappertutto grandi quantità di violette che spandono dappertutto nell'aria un delizioso profumo".
Talvolta i giudizi sull'isola erano per ragioni di sintesi molto sbrigative; nell'enciclopedia di Diderot e D'Alambert (siamo nel 1751) dopo un excursus storico-geografico ampio e dettagliato si leggeva infine che :" la Sicilia non ha più nulla oggi di considerevole , a parte le sue montagne e il Tribunale dell'Inquisizione ".
Questa premessa ci è sembrata necessaria per potervi suggerirvi di visitare a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa l'unico museo in Italia dedicato al viaggio ed in particolare ai viaggiatori che hanno scelto la Sicilia come meta privilegiata e soggetto principale delle loro pittoresche descrizioni, fatte di parole, di pennellate o di incisioni raffiguranti antiche divinità , templi per riti a noi ignoti e luoghi ormai adibiti ad altri usi.

Il museo dei viaggiatori è ubicato all'interno del Palazzo Vaccaro e contiene numerose incisioni di quella Sicilia antica rappresentata in maniera pittoresca dalle opere dell'abate Saint Non, Jean Houel , Denon e tanti altri.
Oltre ad ammirare le numerose incisioni si potranno leggere le pagine di alcuni libri antichi come il Rebus Siculis del padre dell'archeologia siciliana Tommaso Fazello o l'Itinerarium Antonini Augusti et Burdigalense che descrive le vie di terra e di mare dell'Impero Romano inclusi gli itinerari che da Bordeaux conducevano a Gerusalemme.
A completare il viaggio non potevano mancare numerose mappe dell'isola da cui dedurre spostamenti di uomini e re e rammentare suddivisioni in regni ormai decaduti ma ancora presenti nei toponimi delle mappe ottenute con Google.
Se non siete mai stati a Palazzolo Acreide, cittadina patrimonio dell'umanità nella lista dell'Unesco, non perdetevi il museo di Antonino Uccello, una vera storia appassionata della vita del popolo siciliano attraverso centinaia di manufatti e utensili che raccontano meglio di tanti libri la storia dei contadini e dei tanti artigiani che con abilità e creatività hanno risolto i loro problemi quotidiani.

Le latomie di Siracusa(da i Viaggi di Denon)

Palazzolo richiede una visita senza fretta; solo così potrete assaporare la magia dell'antica Akrai, la città fondata dai corinzi-siracusani nel 664 a.C e nonostante l'azione corrosiva del tempo potete ancora meravigliarvi davanti ai cosiddetti santoni e davanti alla dea mater o Cibele e stupirvi  per l'eleganza delle tombe nell'area delle necropoli della Intagliata e Intagliatella dove si trovano curiose tombe trogloditiche bizantine.
Ritornando al tema del viaggio, non possiamo che lodare l'iniziativa del museo del viaggiatore, forse unico in Italia, ma ci auguriamo che da questo primo germe possa nascere anche per la Sicilia quello che è stato fatto all'Università di Viterbo: qui grazie all'infaticabile opera del prof. De Caprio è stato creato un archivio consultabile on line con numerosi testi di viaggiatori dell'area laziale, consultabile da casa al link della AVIREL : archivio dei viaggiatori italiani a Roma e nel  Lazio.
Interessante anche il sito del CISVA riguardante i viaggiatori dell'area dell'Adriatico.
Qualche spunto offre anche il CIRVI di Moncalieri in provincia di Torino che offre la sintesi di molte opere sul tema del viaggio.
Buon divertimento e non dimenticate di annotare e diffondere anche voi da buoni odeporici le vostre impressioni di viaggio.

Questo il sito del museo dei viaggiatori in Sicilia gestito dal Centro studi Houel
Il sito dedicato all'area archeologica di Akrai
Il sito con la descrizione delle cose da vedere nel comune di Palazzolo Acreide
Pernottare a Palazzolo Acreide in un B & B

autore:Rolando Profita